domenica, agosto 09, 2009

FAZIONE ATTACCA: Prodotti Avitaminici


L'incendio
L'incendio\barre di cadmio\reiko4. 4.444


Io e' il Ciocco eravamo cresciuti assieme, stesso palazzo, stesso asilo, stesse elementari, stesse medie e stesso biennio di superiori…poi stessa officina. Il fatto di essere sempre assieme ci aveva alla fine isolato dal resto degli altri ragazzi facendoci, al fine, chiedere perche' ci evitavano tutti come delle merde di cane ben visibili su un pavimento di marmo bianco. La risposta ci venne dopo alcuni reiterati tentativi di approccio con il gentil sesso: eravamo brutti e anche poco simpatici. Insomma la nostra accoppiata era come un ambo di numeri che mai nessuna ruota sarebbe stata in grado di esporre. Nel nostro simbiotico rapporto amicale ci eravamo scordati di coltivare la sana abitudine umana dei rapporti sociali rendendoci avvezzi unicamente ai nostri hobby. Dopo lunghi e tormentosi ragionamenti filosofici avevamo deciso di abbandonare definitivamente la scalata al regno immacolato della socialità umana, del resto la società contemporanea ci offriva palliativi e placebo sicuramente atti a soddisfare i nostri bisogni sia interiori, intellettuali e perche' no anche fisiologici. Eravamo due statue di cera, eravamo scorbutici, eravamo brutti e magari puzzavamo…ma chi, ditemi, chi non lo e' in fondo all'anima? Insomma il nostro lavoretto settimanale ci permetteva la soluzione ed il soddisfacimento dei nostri trastulli di fine settimana, ma oltre a quelli ci eravamo pure ingegnato un simpatico post- lavoro per pagare la nostra barchetta per la pesca. Il commercio secondario, questo bel polmone, ci aveva reso autosufficienti, pescatori fatti con natante in proprio. Il lavoretto consisteva nella dura e perigliosa opera di smaltimento di batterie esauste e oli bruciati. Insomma un lavoro che nessuno amava e che ai proprietari di officine costava più del giusto. In tempi di libero mercato, di globalizzazione, di incontro tra domanda ed offerta noi avevamo trovato la nostra nicchia di sopravvivenza. Le batterie finivano al fiume, cazzo con tutti i veleni che ci stavano già di suo che cazzo avrebbe voluto dire un mezzo litro di acido solforico in più? Per gli oli tutto nella fogna, ale' un mezzo quintale qua e un altro mezzo là. Nel giro di un anno avevamo dato degna sepoltura a qualcosa come duemila batterie e la rete fognaria s'era bevuta qualcosa come tremila litri di liquidame denso e nero. Gesù va pur detto che il lavora aveva i suoi rischi ma la barca s'era pagata in un batter d'occhio. Alla pesca si usciva il giovedi' notte, notte propizia per la pesca di tutto. I metodi erano quelli più proficui e meno noiosi, reti irregolari, elettricità e nelle notti estive con temporali bussolotti carichi di carburo che dopo il botto rendevano alla superficie il pescato. La pesca e' uno sport che rilassa, rende l'uomo sereno e le pance satolle. Quel giovedì eravamo davvero carichi, dopo un paio d'ore al bar a bere birre ci eravamo messi in moto verso l'attracco del nostro supremo natante usufruendo della macchina del Ciocco, una bella 128 di proprietà del nonno del sopra citato. Il vegliardo ormai stava steso da tre anni su di un letto con tanto di catetere e bacinella per le repentine evacuazioni dato che un ictus tremendo gli aveva tolto l'energia elettrica da tre quarti del corpo. Gli si muoveva solo un occhio e l'unica parola che riusciva a dire era "merda". Il Ciocco, che in fondo era un bel sensibilone, si era subito affrettato a dar la sua più completa disposizione al mantenimento del mezzo pagando tanto di bollo e assicurazione. Quella era diventata la nostra utilitaria di servizio. Raccolte le canne, le esche ed il materiale da sollazzo ci mettemmo in strada accompagnati dal bel canto degli AC/DC a manetta. Si era preventivata pure una pompa con la negretta che pascolava sulla statale ma eravamo in netto ritardo e non ci sembrava il caso di perder tempo prezioso con una troia nera per giunta. Insomma filavamo tranquilli verso il pontile sull’argine di destra del fiume quando davanti a noi si parò il destino sotto forma di apecar verde cilindrata 125. Quell’ape era del Rognoni, il vecchio frocio merdoso che abitava nella casupola appena fuori dal comune. Lo stronzo lo aveva parcheggiato nel bel mezzo della carreggiata di traverso e neppure una motoretta da invalido ci poteva passare. Il Ciocco, sacramentando come uno scaricatore, piantò il piede sul freno e il 128 mai domo iniziò una sbandata sulla sinistra ma il signore ci era amico e ci fermammo a meno di mezzo metro dal trabiccolo lamierato. “Rognoni figlio di puttana, ‘fanculo frocio di mmmerda dove cazzo stai?” si mise ad urlare il Ciocco. Le tre Dreher da 0,5 gli avevano impastato la bocca ma la mente quella era ancora in grado di reagire. Il Rognoni apparve dal lato della strada da dietro un cespuglio. Un bisogno fisiologico gli aveva interrotto il viaggio di ritorno al suo baracco in stile tardo decadentismo post-industriale. Si stava tirando su la patta dei calzoni e alcune macchie di urina stavano ad indicare che la sua minzione era stata bruscamente interrotta. Aveva il volto rubizzo e l’occhio navigato da trita bottiglie. Con la voce impastata ci disse “Ciao ragazzi, scusate, scusate!! Ma c’avevo la piscia che mi saltava fuori dall’uccello!”. Il Rognoni ci conosceva bene, più di qualche volta al cinema si era intrufolato dietro le nostre poltrone come un avvoltoio in attesa che uno di noi si alzasse per andare al cesso. Come un lupo affamato allora ci seguiva. La proposta era sempre quella: un 5.000 per vedere la brenna, un 10.000 per una toccatine. Devo pur ammettere che in periodi di borsa decrescente ed evidente recessione economica avevamo accettato dei 5.000 e anche dei fogli da 10 ma dio c’era testimone trovavamo quel vecchio un vero abbruttito e degenerato. Io personalmente lo avrei bastonato di brutto tutte le volte e gli avrei fregato pure il cuoio con i soldi dentro, un’opera di giustizia credo, ma il Ciocco si divertiva a vederlo con gli occhi fuori dalla testa in attesa che gli si svelasse l’attrezzo davanti agli occhi. Appena lo vide spuntare da dietro il cespuglio al Ciocco brillarono gli occhi. Ci vidi un lampo mefistofelico, diabolico, da vero demone. Io ero un letterato, avevo letto tutto Stephen Kink e Lovercraft, visto i film di Dario Argento e ben sapevo cosa era uno sguardo mefistofelico. Mi piaceva quel “sguardo mefistofelico” suonava bello….gotico. Come dicevo il Rognoni era in preda alla “fiaschite” ebbro di vino e altre porcherie da due soldi bevute senza risparmio in qualche bettola da ubriaconi putrescenti. Nonostante la sbronza che gli filtrava fuori dai pori della pelle come una luce dal fondo della fogna, il vecchio baldraccone era sempre in argomento: il dio cazzo serpeggiava dentro quel gomitolo di merda che era il suo cervello. Il Ciocco si voltò e mi disse piano piano: “ Oh oh guarda guarda Mirko chi c’e’ il Sindaco Rognoni….soldini in cassa questa sera!!!”Rimasi perplesso ma devo dire che l’idea mi faceva anche ridere, era un sacco che non spillavamo soldi al vecchio baluba. “Ragazzi, ragazzi miei cari ragazzi che dite di arrivare fino a casa mia vi offro un liquorino…eh che dite!!” disse la fogna umana. Rimasi a fissarlo in faccia a guardare quella bocca informe e impastata, quella faccia consumata e ricoperta da sudore e grasso, quegli occhi da porco schifoso. “Perche’ no…fa freddo dai Rognoni che magari ti faccio vedere il tubo” disse il Ciocco prima ancora che io riuscissi ad aprir bocca. Ero perplesso, ma mi dicevo dentro di me che manco per un milione gli avrei fatto toccare l’uccello, mi avrebbe attaccato chissà quale serie infinita di tumori quella merda là, se era davvero in vena di far soldi il Ciocco ci avrebbe messo del suo, io mi sarei sgollato un grappino e poi fumato una sigaretta, che cazzo!!. Montammo in macchina e precedemmo il bicocca verde del vecchio presso la sua imperiale magione. Dio Cristiano una topaia da incubo, pezzi di lamiera e galline che scorazzavano davanti l’uscio. Il Rognoni arrivò traballante e pieno di voglie dopo poco. A piede malfermo si avvicinò a noi battendoci le mani sulle spalle, a me gli venne pure la voglia di toccarmi il culo, lo lasciai fare, non volevo cacciar grane. Puzzava di scoreggia marcia, vino e tabacco da quattro soldi. Entrammo e ci si parò davanti agli occhi il suo antro. Una specie di salotto lurido, un vermaio dove un puzzo di sperma secco e vomito aleggiava come una nebbia infernale eterna. “allora che dite, dai beviamo qualcosa e poi vi faccio vedere un bel filmino ehh!!!” “dai porcello fuori il film e l’amarena” Al vegliardo brillarono gli occhi. Dalla sua cineteca tirò fuori uno dei suoi pezzi forti. Un filmino olandese da incubo. In una vecchia fattoria tre uomini nudi fottevano una donna talmente fatiscente che nemmeno se mi fosse presa la lebbra mi sarei fatto. I tre la sbattevano come uno straccio pieno di polvere, poi si misero a fottere fra loro e tocco finale dalla vecchia stalla nella vecchia fattoria tirano fuori un maiale e alla donna gli fanno toccare l’attrezzo suinesco. “ “Porca di una puttana ma fa schifo al cazzo stà roba, dico vecchio pazzo ma dove la trovi?” mi venne da dire. “Amici, me le danno i miei amici”. Provai ad immaginarmi i suoi amici, me li vedevo saltar fuori da una pozza di fango il cui fondo si adagiava al buco del culo dell’inferno. Gente con due teste mezzi cani mezzi draghi. Porca di una troia che macellame. Il Ciocco era a bocca aperta e il vecchio bavoso aveva allungato la mano. Vidi la faccia del Ciocco trasformarsi da una maschera di stupore a il volto di un quadro astratto fatto di fulmini gialli che saltavano fuori dalla tela. Il vecchio spurgo rimase fermo un attimo capendo l’entità della cazziata marziale che aveva commesso, al Ciocco scoppiò un temporale in testa e spinse via il fagotto di carne ammuffita con un urlo. “Vecchia cotica di merda, porco schifoso non ti azzardare a mettermi le mani addosso, io ti ammazzo!!” Ero indeciso se pensare se si trattasse di una bella pantomima per spillare qualcosa di cartaceo a valore corrente pagabile al portatore allo spurgo oppure se al Ciocco non fossero risaltate fuori delle reminiscenze da crociato protettore della morale, nel dubbio mi ero alzato dal comodo divanetto e mentre infuriava la tempesta d’offese e spinte mi misi a gironzolare per la bicocca del pederasta in cerca di souvenir per la serata. Mi spostai in cucina e aprii il frigo…macchè zero di zero solo vinaccio di bassa qualità e mezzo pollo lesso,doveva essere la dieta che contribuiva al declino morale di quell’uomo pensai. Intanto il trambusto iniziava a farsi un po troppo pesante e decisi di ritornare sulla scena della diatriba. Eccoli là, il Ciocco paonazzo che riempie di calci sullo stomaco il Rognoni piegato in due come un volantino del supermercato infilato nella cassetta della posta. “Hoi Ciocco datti na calmata o lo stronchi questo vecchio polmone, si va dritti all’inferno per questo, peccato mortalissimo!”. Ma niente, l’occhio assassino del Ciocco non si spostò neppure per un attimo dal suo bersaglio. Cazzo si faceva bruttina la storia. “Basta, basta, vi denuncio, vi faccio finire in galera bracconieri, ladri, bastardi figli di troie” aveva iniziato a piagnucolare il rottame dal tappeto stile persiano. Ci fu un attimo di pausa, ma era solo la calma prima della tempesta perché ormai il Ciocco era in preda ad una possessione voodoo poi alla fine prese in mano il televisore che proiettava l’immagine di un culone aperto e dopo averlo sollevato lo fracassò sulla testa del vecchio. Cristo d’un Dio, fece un crac seguito da fumanelle mentre il corpo del Rognoni si dibatteva come un pupazzo…poi niente. Sentivo il respiro del Ciocco riempire la stanza, lì fermo impalato, con il boccalone aperto a prender mosche. In piedi come un gladiatore che dopo aver fatto a pezzi l’avversario rimane intontito dal sangue e dalla fatica. Qualcosa di epico! Mi accesi una sigaretta ingollando un po di birra da una lattina che si era salvata dalla lotta, mi si era seccata la gola e non posso nascondere che una leggera strizza iniziava a contrarmi il culo. Mazza, avevamo o meglio il Ciocco aveva accoppato il Rognoni, mica che fosse stata una gran perdita ma poteva significare la fine delle nostre imprese commerciali. Proprio adesso che si pensava di cambiare vita, proprio adesso che magari si stava facendo avanti l’idea di una ragazza, di un lavoro serio, una casa, una famiglia. Due vite interrotte, rovinate da un incontro con il fato assassino. No, non mi andava la storia. Intanto il Ciocco si era ripreso, lo avevo sempre detto “Ciocco te ti fai pigliare dal nervo un po troppo, come quando si va alla pesca, c’hai troppa fretta e poi combini il casino.” Era come un bamboccione senza controllo a cui avessero tolto l’energia, piegato sulle ginocchia rimaneva seduto sulla poltrona sporca di birra sangue e sbroda ammuffita del vecchio guardandone il corpo senza vita come si guarda un gatto morto stecchito sul ciglio di una strada. “adesso che si fa? dobbiamo scappare Mirko, dobbiamo darcela a gambe cazzo!”. Ecco che non ragionava più, c’erano tracce e impronte nostre su ogni dove dentro quella topaia e magari qualcuno aveva visto la nostra macchina in precedenza sulla strada, ci voleva freddezza, intelligenza e calma. Il tutto si era svolto in nemmeno 30 minuti, che sono trenta minuti, magari un cazzo sbilenco con il suo fighino mentre si imboscavano nella boscaglia avevano sentito o visto il nostro macchinino scendere per la strada, ma erano solo trenta minuti. Mi guardai un attimo in giro, dove stava il punto debole di quella casa? La cucina: riscaldamento a gas, bombola di propano…ottimo. Decisi per un breve sopralluogo in esterno, speravo di trovare la bombola di riserva, questo vecchio sporcaccione era troppo pigro per averne una sola alla volta. Come previsto trovai la bombola, anzi le bombole nel retro della casa. Ottimo i pezzi iniziavano ad incastrarsi come volevo io. Il riscaldamento: elettrico, che puzzone schifoso, manco una stufa a kerosene! Dissi al Ciocco di non fare lo smemorato di Cologno e di smuoversi un attimino che si andava di fretta per salvare il nostro beneamato culo da quell’inghippo in cui la sua poca padronanza di nervi ci aveva buttai. “Cazzo Ciocco dai togli il televisore dalla testa del Rognoni e rimettilo sul suo tavolino e poi porta il corpo qui, mettilo seduto sulla poltrona. Mi raccomado girala verso la porta della cucina.” Detto fatto, il mio amico Golem forte della sua bruta ed innata energia si era messo in moto. Ci voleva un tocco di grazia. Corsi in cucina e con uno straccio presi in bottiglione del vinaccio dal frigo. “Bona lè! Si brinda , dai Ciocco senza esagerare aprigli il boccalone alla carcassa” “Ma che cazzo vuoi fare? Sei andato giù di matto Mirko?”. Perché mi sono sempre chiesto, perché le persone fragili di nervi e con l’intelligenza corta devono sempre fare domande o chiedere chiarimenti ai geni! Che cazzo! “Non fare domande cretine dai aprigli quella fogna che lo riempiamo di buon Trebbiano doc, almeno che voli in cielo bello carico. Il ciocco gli apri la bocca e con un dito tenne aperta la gola in modo che il vinaccio si infilasse giù dentro il sacco stomacale della carogna che già puzzava di putrefazione. Ecco era tutto pronto. Era tempo di preparare la bomba. Entrai in cucina , presi un bricco e lo riempii di acqua e poi lo misi sul fuoco, nel mentre allentai un po la gomma della bombola e li vicino ci appostai l’altra. Poi in salotto e accesi la stufa elettrica. Rientrai in cucina e con un soffio spensi la fiamma del bricco. Era tutto pronto. “Bona Ciocco si smamma!” Salimmo sul vetturino e a fari spenti iniziammo un ritorno non tanto spedito, sarebbe stato fatale uno sbarro lì nel buio a uno sputo di metri dal luogo del futuro lancio nello spazio del novello cosmonauta Rognoni Egidio. Nel mentre il gas aveva invaso la cucina e poi si era insinuato in salotto, veloce e silenzioso come un serpente il gas aveva raggiunto le resistenze arrossate della stufetta elettrica e le molecole avevano iniziato ad interagire sempre più veloci in un fascio di fuoco, poi l’esplosione e poi la seconda, terribile, un botto cosmico. Nell’oscurità vedemmo una fiammata innalzarsi verso il cielo. “Cristo, diritto sulla luna, Vai Rognoni fatti onore!!!” Nell’oscurità vedemmo apparire di lontano i fanali di una macchina, facemmo un po di retro per osservare il primo incredulo visitatore. Erano due coppiette di sbarbatelli con il vetturone del babbo a prestito, adesso avevano materiale da raccontare per settimane ai loro confratelli di discoteca. Nel mentre noi due prendemmo una stradina che portava a ritroso sulla statale lungo il boschetto. Arrivammo giusti giusti mentre uno dei pisquani chiamava il 113. Dio che meraviglia avevamo un alibi anche per quello. Quattro fresconi eccitati dalle fiamme che ci avevano visti arrivare dritti dritti dalla parte opposta al lancio spaziale. I primi ad arrivare furono i poliziotti con un ritardo netto di 25 minuti dal lancio, ormai il secondo stadio del vettore si era sganciato negli spazi siderali e l’animaccia del Rognoni veleggiava in assenza di gravità nei freddi siderali. I pompieri arrivarno con 40 minuti di ritardo. Uno scandalo se permettete cazzo!! Era davvero troppo tardi, eccolo là il Rognoni immerso negli anelli di Saturno, grazie alla spinta gravitazionale del pianeta avrebbe adoperato l’effetto fionda per uscire definitivamente dal sistema solare. Amen! Le ore passavano, si era fatto chiaro e il capannello di curiosi stava scemando. Decidemmo per il rientro, la nottata era stata lunga e perigliosa e non si era pescato niente. Tempo perso per il cazzo.
Il giorno dopo andammo in commissariato a dire la nostra, che poi era un meno di zero. “Si noi siamo arrivati lì e abbiamo visto il mercedes bianco fermo…e il fuoco……no non so come sia stato….no…non ho sentito lo scoppio, ascoltavo la radio….si faceva un giro….si credo di si…sa, noi siamo gente che lavora di giorno….la pesca…ma non ce la siamo sentita di andarci eravamo impressionati…si ecco la licenza.” Bene grazie e arrivederci! Il Ciocco fece lo scimmiotto e questo gli veniva da Dio, che volere di più dalla vita…uno stracazzo di Lucano magari?
Al bar non si parlava d’altro, del vecchio porco che si era fatto saltare in aria a casa magari perché aveva bevuto…quel vecchio maiale. I capitan coraggio saltavano fuori come funghi. “se lo meritava, gli avrei spaccato le ossa se solo lo vedevo girare intorno alla mia ragazza” “Poco ci mancava che un giorno gli sparassi col fucile da caccia…a quel porco guardone…se l’he meritata!”. Eccoli là come un branco di iene addosso alla carogna frolla che imputridisce, belli tronfi, ma che vergogna. “Ma in fin dei conti era un povero disgraziato, senza famiglia, senza niente, faceva più pena che schifo!” mi intromisi. “Che ne sai te Mirko di quello, mica c’hai na figlia o na ragazza…sempre chiuso dentro quell’officina, che cazzo ne sai!” Giusto che cazzo ne potevo sapere io. Intanto i giorni passarono e si venne a sapere che del Rognoni se ne erano trovati dei brandelli qua e là mezzi carbonizzati e se non fosse stato per un pezzo di faccia abbrustolita con quattro denti attaccati manco si sarebbe potuto dire che quel poco che rimaneva di ciccia carbonizzata fosse stata la sua. Poi saltò fuori che avevano trovato un pezzo di panza con mezzo stomaco assalito da vermi e che le analisi davano quasi per certo che si era sgollato molto alcool il buon Rognoni. La solitudine fa questi effetti, uno beve, beve si dimentica il bricco e la bombola di ricambio in casa, s’addormenta e si ritrova proiettato al centro del sole come uno stronzo a spasso nello spazio. Tutto molto triste. Il tempo ha sanato queste ferite, tutto è ritornato normale. Io mi sono trovato una fidanzata con i fiocchi, si chiama Emanuela ed è una topina davvero bella. Suo babbo ha un supermercato e gli piacerebbe che lavorassi con lui. In effetti l’officina mi ha un po rotto le palle e devo davvero mettermi in ordine per una vita decente. Dimenticavo, il povero Ciocco l’anno dopo il fatto s’era comperato una moto davvero tosta, peccato fosse un po duro come pilota e ha reso l’anima su un tiglio al km 36 della statale 28. Pace all’anima sua, se avrò un figlio lo chiamerò Maurizio, in sua memoria.

Reiko4/4.444 Prodotti Avitaminici

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