Come giovane
imprenditore polesano ho anche io la mia bella passione per la vita mondana.
Durante la settimana curo gli affari della mia impresa ma la domenica mi prendo
i miei agi. Io viaggio, sissignori mi piace vedere il bel mondo a me. Tre anni
fa sono stato a Bratislava in corriera alla sagra dell’insaccato. Organizzava
il viaggio l’Auser di Rovigo. Gli anziani nel vedermi si sono commossi e mi
hanno eletto uomo dell’anno. Da quella volta ho deciso che ogni Domenica sarei
stato in giro a rilassarmi. Ho visitato parecchi posti tipo Bovolone, Candiana,
Buso, sono stato anche a San Marino a comperarmi i coltellini. Una delle mie
mete preferite rimane Bologna. Ci vado ogni ultima domenica del mese. Di buon
mattino prendo l’ape e corro in stazione a Rovigo a prendere la Freccia Rossa,
passo dritto dalla biglietteria, attraverso i binari perché l’ambiente
claustrofobico del sottopassaggio mi fa venire le crisi d’asma e appena si apre
il portellone del treno salto su e mi infilo nella ritirata perché amo
viaggiare sprovvisto del biglietto. A volte capita che un passeggero si lamenti
del fatto che il cesso risulti occupato perennemente, prende e va dal capotreno
a protestare. Il tizio io lo conosco, fa sempre la stessa tratta l’ultima
domenica del mese, di lui mi fido in quanto apparteniamo allo stesso club di
guardoni che di notte va dietro il parcheggio dell’Iperlando a spiare le
coppiette. Tra di noi è nata una bella complicità e quindi al riottoso
passeggero spiega che dentro la ritirata sta operando un tecnico dell’Asl per
monitorare la presenza di vibrioni fecali a bordo dei convogli delle ferrovie. Il
passeggero si sente soddisfatto della spiegazione, prende e va alla carrozza
ristoro posizionata a metà convoglio e beve alcune VecchiaRomagna. Li ci trova
una psicologa del SERT che fa opera di conforto per alcolizzati e di secondo
mestiere gestisce un’agenzia matrimoniale. Alla fine del viaggio al passeggero
viene ritirata la patente per due anni e si ritrova sposato con una procace
donnona moldava. All’arrivo a Bologna attraverso il piazzale e mi reco alla
fermata del 34 che sta di fronte alla stazione. Il conducente del turno
domenicale del mattino è un Maori con il volto completamente ricoperto da
tatuaggi tribali. A guardarlo mette paura ma si tratta di un buon cristiano con
una triste storia alle spalle. Era arrivato in Italia con la promessa di fare
il pilone al Rugby Badia Polesine ma il giorno della visita medica si era
scoperto che sotto la pelle di daino posta sulla calotta cranica faceva bella
mostra una placca in titanio frutto di un’operazione a cranio aperto a seguito
di un colpo di badile inflitto al malcapitato da suo cugino Billy per futili
motivi. In quelle condizioni era chiaro che se fosse morto in campo, a seguito
dell’esplosione della placca durante una mischia, si sarebbe corso il pericolo
di una crisi diplomatica con la Nuova Zelanda con gravissime ripercussioni sul
mercato internazionale dei Kiwi. Il vice-presidente della squadra, mosso a
compassione, gli propose allora di essere assunto all’Atac e in omaggio gli
implementava la buona uscita con un matrimonio combinato con la cugina
dell’amministratore di condominio del primo dirigente del servizio pubblico
felsineo con cui aveva fatto il servizio militare a Savona. Detta così la cosa
poteva sembrare accettabile anche perché la moglie acquisita portava in
dote un appartamento in quartiere
Bolognina, un cospicuo pacchetto azionario della Granarolo, un trattore
Landini, una Fiat croma e una collezione di monete in oro valutate da Bolaffi
sui 750.000 €uri. Il problema era la sposa. Si trattava di un donnino con gli
occhi piccini iniettati di sangue eternamente scossa da fremiti nervosi dovuti
alla sua inguaribile gelosia. Schiava di tale condizione seguiva il marito
durante il turno di servizio posizionandosi nel fondo del mezzo grazie ad un
abbonamento emesso ad hoc dall’azienda comunale dei servizi pubblici.
Sottoposto a questo trattamento al buon Maori era venuta un’ulcera gastrica e
una grave forma di emorroidi. Circolava voce che a Bologna venisse definito
“l’uomo meno invidiato del mondo”, lui lo sapeva e di notte per scaricare i
nervi soffocava i piccioni in Piazza Maggiore presi al volo con la bocca. Tolto
quest’ultimo macabro particolare rimaneva il ragazzone di una volta quando con
gli amichetti di altre tribù, nel simulare antiche battaglie, si scagliavano a
vicenda giavellotti avvelenati sulla battigia della spiaggia. Quando salgo
sull’autobus lo fisso un secondo poi gli faccio secco: “abbonato grande
invalido.”, lui sibila tra i denti frasi in una lingua sconosciuta poi parte a
razzo senza curarsi degli anziani che precipitano al suolo dentro il mezzo.
All’altezza degli istituti universitari pigio la prenotazione di fermata
all’ultimo momento, lui inchioda di brutto e butta a gambe all’aria gli stessi
vecchi che si erano rialzati da terra alla fermata precedente. Sta roba fa un
sacco sano, stimola i riflessi dei canuti viaggiatori e li rende vigili oltre
che nevrotici. Di domenica mattina passeggiare a Bologna ti mette di buon
umore, ti schiarisce le idee e per un giovane imprenditore è un buon momento
per stimolare la fantasia e creare progetti. Mentre passeggio mi guardo
riflesso nelle vetrine, fa bene alla mia autostima e mi da agio di rimirare il
mio look molto trendy. Indosso, nel periodo invernale, un montone lungo fino
alle caviglie, liso sui gomiti (fa molto vissuto) sbottonato in modo da mettere
in risalto il mio pigiamone in acrilico giallo extra aderente. Ho scelto il
giallo perché è un colore che mimetizza l’ontone patinato che si accumula sul
capo stesso e conferisce quell’alone perlaceo che tanto piace ai giovani
moderni. Ai piedi sfoggio un paio di stivaletti in finto coccodrillo comprati
alla BATA di Tirana da mio cugino Ernesto nel 2008. Fatta la passeggiata arrivo
alle torri e li mi piazzo fisso a guardarmi in giro. Le torri sono due
ruderazzi di cui una mezza storta. I turisti arrivano li e le fissano e poi
fanno le foto. Io dico a questi sprovveduti che a Rovigo ci sono uguali ma più
piccole e che se ti presenti in Piazza Matteotti come turista arriva il Sindaco
Piva che ti abbraccia, ti offre il caffè o la spuma nel bar che più ti aggrada
e poi ti fa pure cittadino onorario del capoluogo polesano. Per questo servizio
promozionale sul turismo alternativo in Polesine la Provincia di Rovigo mi da 1
n€uro per ogni turista contattato previo presentazione di prova fotografica
dell’avvenuto contatto. Dopo un pezzo che sto li fermo a fare il promoter
turistico mi prende la fame e allora tiro fuori da una delle tasche del montone
una scatoletta di tonno Nostromo per fare un rapido spuntino. Le turiste
rimangono affascinate e molte di loro mi chiedono se voglio diventare il loro
fidanzato. La cosa è imbarazzante anche perché non sono interessato a rapporti
lunghi e sentimentali al massimo come contro proposta propongo un rapporto non
protetto dentro ai bagni della stazione centrale. Domenica scorsa ero lì che mi
dedicavo a ruttare quando dall’altra parte della strada vedo Gianni Morandi che
mi fa segno di raggiungerlo. Passo la strada e dopo i soliti saluti di rito
Gianni mi fa: “ Senti Sfortunato, in nome della nostra vecchia amicizia volevo
proporti una cosa.” “Dimmi tutto Gianni.” Faccio io.
“Allora
guarda, come ben sai io sono il Presidente onorario del Bologna Calcio ma
siccome mi sono rotto i coglioni di andare tutte le domeniche allo stadio
volevo proporti di sostituirmi fino alla fine della stagione. Nel mentre io mi
chiudo dentro uno studio di registrazione e mentre compongo il mio prossimo LP
mi faccio tingere i capelli dai fratelli Bundi. Che ti pare della proposta?”
Ora io sono
un giovane imprenditore polesano e come tale sono sempre oberato da impegni ma
ad un vecchio amico non me la sono sentita di dirgli di no. Ho preso il quadernone
Pigna dalla tasca interna del montone ed ho segnato tutti gli impegni
calcistici domenicali. Alla fine siamo andati in un localino trendy e con 6.000
€uri ci siamo bevuti ben tre camparoni a cranio. Alla fine della giornata
Gianni mi ha accompagnato in stazione portandomi sul tubo della sua bici e
durante il tragitto siamo cascati per terra quattro volte. Come saluto finale e in nome delle tante
bischerate fatte insieme ci siamo salutati con una virile stretta di maroni
reciproca. Mi fa bene andare a Bologna.
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